Bramble: Un Fiabesco Sogno Violento


Bramble è un videogioco di genere “adventure/horror” sviluppato da Dimfrost Studio e pubblicato il 27 Aprile del 2023. La storia racconta di Olle e sua sorella maggiore Lillimore, due bambini che vivono da qualche parte in Svezia, in un tempo lontano dal nostro, con la loro madre in una casetta in mezzo alla foresta. Una notte però Olle e Lillimore escono di casa e finiscono per smarrirsi in mezzo alla natura, finendo forse in quello che sembra essere un reame parallelo e sovrapposto al proprio. Nel folklore scandinavo il concetto di “smarrirsi in un altro mondo” è estremamente ricorrente nelle fiabe e nelle leggende popolari che affondano le proprie origini nei miti antichi, a tal punto che spesso la dimensione della veglia e quella del sogno si mescolano e si separano in maniera non propriamente netta. Il concetto di “Viaggio dell’Eroe” si palesa in maniera cristallina nelle fiabe scandinave, permettendoci infatti di vedere la produzione favolistica in questione quasi come precursora de “Il meraviglioso mago di Oz” di L. Frank Baum. In effetti è proprio questo il passaggio compiuto dai due bambini, i quali si ritrovano nella dimensione del “come sé”, del perturbante e dell’inquietante. Bramble è a tutti gli effetti una fiaba oscura e viscerale, ma che durante tutto il suo dispiegarsi continua a insegnarci e a veicolare degli insegnamenti e dei messaggi più che preziosi.

Le Creature Oscure: gli Antagonisti

Un dettaglio che mi ha piacevolmente colpito di Bramble è la costante presenza di libri di fiabe disegnati disposti all’interno del gioco e consultabili, con componente audio, come parte del gameplay stesso. Molti di loro ci raccontano la storia degli antagonisti che si vanno a incontrare durante il corso del gioco, approfondendone le simbologie e la natura. Non sono però solo informazioni fine a se stesse, infatti sono strettamente intrecciati a significati estremamente preziosi a livello valoriale ed educativo per l’infanzia stessa. Vediamone due più nel dettaglio:

Il Nacken

Creatura sovrannaturale che abita laghi, stagni e fiumi d’acqua dolce del folklore scandinavo, il nacken appare in molti racconti popolari del nord europa sotto sembianze maschili e con un comportamento spesso oscuro: si dice che ami, attraverso la sua musica, trascinare le persone sott’acqua lasciandole sprofondare e morire affogate. Bramble fa un passo ulteriore rispetto a questa descrizione e solleva un perché che rivela una risposta tragicamente affascinante.
Nel gioco, Nacken era un tempo un violinista vittima di violenze e bullismo nel proprio villaggio natale, amato solo da una ragazza che lui ricambiava. Un giorno però gli abitanti del villaggio si spinsero ancora più in là con le violenze e la rabbia finì per divorare completamente il ragazzo. Armato con il suo violino iniziò quindi a suonare un’oscura melodia che fece impazzire tutti nel villaggio, costringendoli a ballare fino alla morte. Nella follia di massa anche la sua amata perse la vita. Spezzato e annullato, Necken prese il corpo senza vita della ragazza e assieme a lei si gettò in un lago in mezzo alla foresta, rinascendo poi come un’oscura creatura inquieta e carica di odio che avrebbe continuato a suonare per trascinare altre persone a fondo con sé in mezzo al lago.
Il Nacken presentato da Bramble offre un prezioso spunto per parlare di bullismo e rabbia conseguente. Quanto simile è la storia di Nacken, nella parte iniziale, a tante storie di bullismo che vengono raccontate da molti ragazzi e ragazze, bambini e bambine? Il villaggio diventa la scuola e la passione per il violino può essere qualsiasi altro interesse che tiene ancorate le vittime a un barlume di speranza, un riscatto da tutta la violenza subita e generata dal bullismo. La rabbia che consuma può essere desiderio sopito ma anche palesarsi e liberarsi in azioni violente di rimando, il bullismo perpetrato in età infantile rischia di imporsi come modello relazionale di crescita tra pari e di essere appreso a sua volta: “solo se anche io agisco con violenza posso essere rispettato dagli altri. La violenza è l’unico linguaggio che può difendermi.” Il lago anche è una metafora estremamente potente, non solo a livello emotivo inteso come acqua stagnante, oscura e di macerazione di emozioni che non vengono verbalizzate, ma anche come descrizione dell’isolamento sociale, del rimanere fagocitato dal proprio mondo in cui alberga solo la propria unica passione che divora tutto il resto (in questo caso il violino maledetto la cui musica uccide ciò che è esterno al lago).
A livello pratico questo può essere un interessante espediente per sfruttare un’altra delle armi a disposizione nel lavoro educativo di genitori, educatori, pedagogisti, insegnanti e altre figure: la domanda.
Non la domanda diretta che si pone intrusiva e invadente, ma la domanda per metafora, la riflessione attraverso l’esperienza e la scoperta del retroscena di Nacken.
“Cosa ne pensi di quello che ha fatto?”
“Gli abitanti del villaggio secondo te hanno adottato un comportamento giusto verso di lui?”
“Secondo te Nacken è cattivo?”

Riflettere su concetti come bene e male, in parte decostruendo potenziali derive precettistiche e moralistiche, è fondamentale in infanzia. Avere una propria bussola morale che ci orienta sin da subito permette anche di capire l’errore intrinseco nell’adottare comportamenti da bullo/a e il danno che questi possano provocare in chi ne è vittima o in noi stessi. 

La Strega

La figura della strega ricorre in qualsiasi tradizione popolare esistente al mondo, dunque in questo caso mi limiterò (avendone già parlato in un precedente articolo), a problematizzare come viene trattata all’interno del videogioco.
La strega che si affronta in Bramble un tempo, stando al tipo di indumenti indossati, era probabilmente una levatrice che aiutava le altre donne a far nascere i propri bambini. Leggendo il grimorio di rituali della donna all’interno della sua capanna in mezzo alla palude si scopre il suo completo abbandono ad arti magiche oscure e crudeli, le quali prevedono il sacrificio di vite innocenti (bambini) per ascendere a uno stato superiore. C’è però un interessante dettaglio. Il rituale che secondo la strega permette a una donna di diventare una potente incantatrice può essere celebrato in presenza di una condizione: “se provi dolore e sofferenza.” Per quale motivo una donna potrebbe provare dolore e sofferenza?
Continuando ad ascoltare il mini audiolibro presente nel gioco emerge quest’altra linea di audio: “Non più umana: fragile e sola. Una dea rinata seduta sul suo trono.” Se al giorno d’oggi esistono concetti come il femminismo intersezionale che riesce a portare avanti una preziosa questione relativa all’educazione di genere (concetto tutt’altro che accettato ovunque, come non è da intendere la battaglia femminista come conclusasi), fino a non molto tempo fa certi ideali erano assolutamente sconosciuti e addirittura impensabili. Anche in questo caso la domanda emerge come strumento pedagogico preziosissimo.
“Com’era la condizione delle donne in questo (esempio) periodo storico?”
“Com’è nata la caccia alle streghe e per quali ragioni?”
La figura della strega ci riporta in questo caso alla situazione di fragilità e solitudine che qualsiasi donna sola (fatta solo molto parzialmente per le donne vedove di uomini ricchi) ha dovuto affrontare in un arco temporale storico gigantesco. Cos’era un tempo una donna senza marito, fatta eccezione per le figure monacali? Cos’era un tempo una donna senza figli propri? A cosa una donna doveva andare incontro e perché la storia è stata per molti secoli scritta e decisa da nomi maschili?
La strega può diventare generatrice di interessanti spunti sia sul piano storico che sul piano dell’educazione di genere. Non c’è dubbio che la strega di Bramble abbia commesso una serie di atti di indicibile crudeltà, ma gli assist che può fornire sul piano educativo non possono essere tralasciati. 

Il Re nella Montagna

L’espressione “Re nella Montagna” è da attribuirsi anch’essa alle fiabe. Nel folklore nord-europeo indica di solito una creatura che esercita un certo potere e influenza sulle altre entità leggendarie di quel determinato posto. Il Re in questo caso è un gigante, ma anche in questo caso si tratta di una trasformazione causata da un evento traumatico che lo ha mutato in qualcosa di completamente diverso. La storia del Re è divisa in questo caso in ben due audiolibri. Il primo racconta di come un tempo il sovrano fosse amato dal suo popolo e dalla regina, sua moglie, e che i due coniugi fossero in attesa della nascita di un bambino. La regina morì purtroppo di parto, ma il figlio nacque e divenne la gioia del re. Tra padre e figlio c’era un fortissimo legame, ma la felicità dei due venne stroncata quando, a causa di una malattia, il principino sprofondò in un coma profondissimo. I medici di corte, impotenti davanti alla situazione, spiegarono al re l’esistenza di una pianta leggendaria il cui segreto era custodito dalle streghe. Il monarca, in preda alla disperazione, avviò un brutale interrogatorio a tappeto che si trasformò ben presto in una sanguinosa caccia alle streghe.Nel secondo libro ci viene rivelato che il re riuscì infine a trovare la strega che custodiva il segreto della pianta e la supplicò, mentre nel suo regno crescevano paura e malcontento a causa delle sue azioni violente, di dare a lui la pianta per salvare suo figlio. La strega diede lui il fiore ma lo istruì nell’utilizzare un singolo petalo, perché in eccesso la pianta avrebbe portato solo morte. Il re la somministrò quindi a suo figlio e il principe si risvegliò. La felicità del ricongiungimento durò ben poco: nel regno iniziò a manifestarsi una crescente ostilità verso la casata reale a causa dei massacri condotti dal re. Una mattina il principe venne trovato morto nel suo letto e il sovrano, impazzito di dolore, utilizzò il potere del fiore per seminare morte e distruzione. La strega che aveva fatto dono della pianta magica sopraggiunse in tempo per intrappolare l’uomo dentro una montagna da lei creata con la magia al fine di limitare l’espansione di quel potere oscuro.
La storia del sovrano è una narrazione molto forte, ci parla infatti di una tematica complessa da affrontare e su cui intervenire a livello educativo e preventivo è tutto fuorché semplice: il lutto. La morte fa parte della vita per sua stessa antonomasia, solo ciò che è vivo può morire, eppure amore e affetto rendono spesso molto difficile accettare la perdita di qualcuno che si ama. Il monarca ha perso ben due persone amate: prima sua moglie e poi suo figlio. La ricerca disperata del fiore mostra quanto disposto il re fosse a trovare una soluzione per strappare suo figlio dalla morte, soluzione vanificata poi da probabile omicidio del principe poco dopo essersi risvegliato dal coma. La perdita, la morte e il lutto cosa possono innescare a livello relazionale con le altre persone? Che dinamiche e quali processi mettono in atto? Quanto la paura che una persona da noi amata possa morire può condizionare il modo con cui ci relazioniamo agli altri? Cos’è la morte?

Sono tante le domande che la storia del re può sollevare, domande alquanto preziose se si pensa a come molto spesso bambini e bambine chiedano, a un certo punto, ai propri genitori la fatidica domanda: “Mamma/papà ma tu quanti anni hai?” E alla risposta, qualunque essa sia, da loro ricevuta il commento che seguirà sarà più o meno del tipo “ma quindi ancora vivrai per molto, vero?”
Il tempo, l’età e la morte sono concetti che iniziano a irrompere come misteriosi, ignoti e terrificanti sin dall’infanzia: la paura di perdere i propri genitori è fortissima in molti bambini e bambine e parlarne quando sono pronti (prontezza che manifestano tramite le loro domande), per aiutarli a comprenderla, è un processo educativo estremamente prezioso. Il corpo può andarsene, ma non ciò che quella persona ci ha dato e ci ha insegnato. Eppure… la morte continuerà sempre a turbare il genere umano, nella sua imprevedibilità, nel suo mistero, nella sua ineluttabilità e contro ogni aggettivazione di morale che possiamo tentare di attribuire: giusta, sbagliata, prematura, “aveva fatto comunque la sua vita”, brutta, bella…
Cos’è la morte?

Conclusioni


La violenza nelle fiabe non è un’invenzione contemporanea, basti pensare appunto alle antiche fiabe delle tradizioni popolari o alla produzione dei fratelli Grimm. Bramble è una fiaba viscerale, oscura, ma che si apre proprio con uno dei suoi mini-audiolibri interni in maniera estremamente evocativa, con il monito di “non andare nel bosco di notte” (soprattutto se si è una bambina).
Educare alla paura non significa né coprire gli occhi all’infanzia né lasciarli a se stessi dinanzi ai simboli della paura, significa invece accompagnarli per mano nello scoprirli insieme.


Lascia un commento

Progetta un sito come questo con WordPress.com
Comincia ora